l'eau d'hiver frederic malle. Review 2014. Parigi.

Jean-Claude Ellena 2003

Il commesso agostano di Malle Paris non sapeva le note dei suoi profumi, aveva solo quadrati di carta e una matita appuntita nuova di cartoleria, un listino prezzi elegante stile pizzeria Bella Napoli, con prezzi e formati e... stop. Non piramidi, obelischi, o totem...

Aveva in compenso alle spalle un frigorifero bruttissimo tutta parete, con merce disposta secondo criteri caotico-discutibili e due cabine inutili (provate, veramente insulse), prese dal set dismesso di Star Trek, ma ridipinte di nero per non rovinare l'atmosfera triste e per niente fine. Pugno in faccia finale, un tavolone che sembra comprato da un sito di annunci "vendo antico vecchio tavolo in noce tarlato sistemato e lucidato"...questa e una camera a latere... e il negozio era (è) finito. Amen.

L'eau d'hiver? Anisée, ma non è anice, giù di spleen si ode un: "è toscanol"... Chi non dorme si risente...
C'è una vanillina così "aniciata" che propendiamo per la solita base "eliotropin".
Sembra un accordo, ci vien suggerito, anisaldeide e veratraldeide predominanti. La dose di muschi sintetici è elevatissima, opprimente. Sovrasta l'eventualità di iris che non si percepisce in più fasi della sua evoluzione rozza e breve.
L'angelica schiacciata non migliora la composizione, che appare quintessenza della banalità, un dispetto e fatto anche di fretta.
Ma nella fantozziana raccolta del sedicente editore Malle, non è il solo trabiccolo messo giù che pare un sabotaggio delle intenzioni di partenza.
Il drydown è un noto "chiuso chimico", claustrofobico, tipico di profumi da supermercato e non ultimi, di quei prodotti per la pulizia della casa che Ellena odia tanto nella sua, di casa.
Forse avrebbe dovuto confrontarsi più spesso con essi, per non doverli desiderare in un plot narrativo che collassa dopo il titolo.

Rating: ZERO DEFINITIVO.