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giovedì 7 febbraio 2019

Com'è fatta la cicogna che porta le novità nelle profumerie? E' colpa della protezione uccelli se volano ancora tante stronzate? E' giusto criticare un profumiere se un profumo fa schifo?


Quando la società che controlla un marchio di moda oppure un marchietto di m... micchia, ritiene di avere bisogno di un nuovo prodotto, come se già di porcheria non ce ne fosse abbastanza, solitamente si rivolge a qualcuno che glieli faccia. Ci sono per questo molte aziende piccole, medie, grandi ed enormi. Ma di norma la prassi è sempre la stessa. Il cliente/committente chiede un certo prodotto, spiega cosa vorrebbe, che profumo ha in mente, oppure se in mente non ha niente si fa consigliare, con frasi del tipo "cosa va attualmente"? L'azienda che accoglie la richiesta, e vi assicuriamo che c'è porcheria per tutte le tasche e le aziende anche grandi sono molto poco schizzinose… L'azienda che accoglie la richiesta pone un filtro tra il laboratorio dove fa cose il profumiere, con i suoi assistenti e il committente stesso. Il filtro è solitamente un valutatore, 9 volte su 10 è una valutatrice, sono tutte donne, più qualche travestito. A volte più persone servono il cliente... Il valutatore, o la valutatrice, propone, riceve le richieste e le gira alla fine al profumiere. Spiegando anche quali saranno i costi in preventivo. Di solito sono i più bassi. Tutti, dall'azienda che sforna l'80% delle creme viso disponibili nei supermercati e che vende shampoo, e trucchi… al marchietto di m... micchia, che non vende una fava ma galleggia come ** *****… Tutti, da parecchi anni, chiedono sempre, che sia valido, se non buono almeno decente, ma soprattutto, che costi pochissimo, anzi. Meno di pochissimo! Molte materie prime meravigliose ma costosissime, non si tengono nemmeno più negli assortimenti, perché si sa che non ci si potrà mai fare niente. Il profumiere, vinta l'iniziale depressione (quasi tutti i profumieri ricorrono agli psicofarmaci, le donne profumiere oltre agli psicofarmaci si calano parecchio ibuprofene), inizia il lavoro stringendo sia i denti che il buco del ****. Quando può si assenta dal labo, per decontrarsi e proseguire, in ambiente meno stressante. E' una cosa pazzesca. Il profumiere realizza qualcosa (prototipi) data la richiesta e la passa alle valutatrici, che incontrano il cliente/committente e proseguono con l'intortamento… Quindi tornano dal profumiere e spiegano se tutto è da rifare da capo o se si può proseguire su qualcuna delle idee formulate. Il profumiere prende altro antidepressivo, e per la disperazione ci aggiunge l'ibuprofene della collega, e già che c'è si trastulla con il beauty case, prova dell'intimo femminile, fuma del metadone nello stick per l'assorbente interno, si rotola per terra gridando cose in lingue sconosciute, finché arriva l'esorcista aziendale, che lo libera dal maligno aspergendolo di assoluta di rosa di maggio da 70 mila euro al kg (iva esclusa), e riparte. A volte viene una buona idea, ma non arriva al cliente/committente, perché viene fermata prima con la spiegazione "potrebbe andare bene, ma costa troppo e quello non c'ha soldi (o non li vuole spendere data l'enorme mole di profumi che va in discarica ogni anno)". Quindi, il profumiere torna nel suo studio, e mentre pippa della bamba (tanto per fare profumi che fanno schifo il naso è l'ultima cosa che serve), tira fuori il solito schema base (ecco perché i profumi sono tutti simili), e con qualche virgola pidocchiosa, lo manda a pesare in labo, dove gli assistenti non aspettano altro. 
A volte manca poco all'ennesimo incontro e finalmente si porta il naso (sempre più di bamba innevato) a conoscere il cliente/committente; l'evento rafforzerà la nuova proposta? Sarà la volta buona? 
Naaa, per niente. Il profumiere ha fatto una figura di merda, è timido e non ha mai imparato a parlare, più che comunicare ha sudato... Si è persino incazzato perché ha ricevuto dal committente, che l'ha letto su "Stronza Moderna", un veto all'uso di un sintetico fondamentale (è come l'ignorantissimo no all'olio di palma, la gente si ostina a pretendere che si usi olio di girasole, anche se è peggio dell'olio di palma, soprattutto se cotto). Viene rimproverato dalla valutatrice anziana, quella che scorreggia nei collant. Se ne va più angosciato che mai e si chiude nel suo studio, dove, fracassato un vetro originale di Émile Gallé, non può nemmeno suicidarsi in santa pace, che le pareti in vetro esibirebbero la sua agonia a chiunque sfilasse in quel corridoio. Ma che cazzo… 
Questo genere di tira e molla dura mediamente 6 mesi, a volte dura 1 anno e anche qualcosina di più. Ma non finisce sempre con un accordo alla produzione! Eh, già. Colpo di scena!
Il cliente/committente andava con la stessa necessità anche dalla concorrenza, e ha trovato una offerta stracciatissima, presso una diversa azienda. In questi casi non c'è penale, tutto il lavoro svolto si butta. Il tempo perso è perso. La valutatrice darà la colpa al profumiere. Il profumiere dirà che la valutatrice è una baldracca col cervello di un topo morto (ed è vero), la bamba sarà finita. Terzo piano, finestra spalancata. Al piano terra c'è una cosa in camice bianco che sembra un sacco, qualcuno si è suicidato. 
Che brutto finale vero? Allora cambiamolo, facciamo che il prototipo è piaciuto? 
Ok. Si firma il contratto. Il profumo del cazzo è finito, la valutatrice (che si scoprirà essere pure anosmica) dice che è ottimo, il profumiere dice che fa veramente cagare. Il cliente... non capisce più niente, la valutatrice gli ha ravanato gli zebedei con un piedino taglia 45, poi gli ha dato il colpo di grazia roteandogli in faccia le mega zizze imbottite. E' così confuso e stordito, che chiede alla stessa di occuparsi anche della grafica e del flacone, a patto di ricevere altri 4 colpi di frustino, perché c'ha preso gusto… 
Due puttanate dal marketing, e il progetto è finito. Si affida al reparto che preparerà le quantità di concentrato richieste, aggiungendo i coloranti e gli stabilizzanti. 
Qualche mese e il profumo arriverà nei negozi preceduto da una campagna pubblicitaria che costerà 80 volte la produzione e il confezionamento. Sarà un flop o faranno una patta? 
Con i tempi che corrono, sarà un disastro. E al prossimo giro, per rifarsi (non si capisce cosa o di cosa), lo stesso cliente/committente cercherà? Di spendere ancora meno! 

Testo non riletto. La presenza di eventuali errori è da ritenersi del tutto naturale. Non usiamo il correttore perché è ignorante. Ma dove lo trovate un Blog più sincero e spontaneo di questo?

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