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J. Polge (...really?), 2016 |
Era nell'aria. Sarà un suicidio commerciale ed estetico.
Il nuovo Chanel (175 euro il 75 ml e 359 euro il 200 ml, EDP, un pò troppo per un profumo seriale? aspettate di sapere di più finendo il post) è qualcosa di atteso. Segue la logica non di Polge, che non fa la metà dei profumi che gli sono attribuiti, ma...
Conoscendo l'andazzo (vedi i lanci degli ultimi anni di Guerlain, Dior ma soprattutto il non lancio del primo profumo di Louis Vuitton! Che viene rimandato di anno in anno perché non riescono a capire come dargli senso per evitare un flop nel 2013, 2014, 2015, 2016, e poi chi vivrà vedrà)?
Conoscendo i materiali nell'arsenale Chanel.
Conoscendo i SINGOLI materiali nell'arsenale Chanel isolati. Ed avendo grande rispetto per taluni di essi, modesto per altri e... sorriso ironico per tutti gli altri che sono pfff..., non ci è difficile intendere la composizione definitiva, disponibile giovedì prossimo, e determinante per illuminare il punto vendita "nouveau", al 40, di Rue des Francs-Bourgeois.
Profumi e cosmetici, e basta. Non ci troverete altro. Quello in fondo è il successo del brand della doppia C.
Mica hanno fatto la grana coi vestiti...
Insopportabile la solita e insistente narrativa sulla beata (o santa) Coco Chanel, divenuta ormai una specie di supereroe della Marvel, raccontata in tutti i modi fantastici che la fantasia più sovreccitata può partorire, ma decisamente non storia ma favola. Coco Chanel non ha un decimo dei meriti che le vengono attributi. Era una s******. Il brand "Chanel" è, in verità, la famiglia Wertheimer, quella che lei avrebbe voluto mandare nei campi di concentramento! Per insulsa rivalsa. La profumeria Chanel è Ernst Beaux e Wertheimer, fine. Coco non ha mai fatto altro che guai, chi pagava Beaux era Wertheimer e la partecipazione di Coco era superficiale e disinteressata. Tuttavia insistono con la sua storia personale, romanzatissima, ed ecco dopo il violetta 2015 che non vuole nessuno, il nuovo "Boy". Soprannome di Arthur Capel, un ragazzotto morto da un secolo, dedicato alle ceneri insomma. Molto allegro. "Boy" Capel morì in un incidente d'auto nel 1919 a nemmeno 40 anni. Di mestiere viveva del suo (aveva cioè quella "qualità" che Coco apprezzava di più in una persona), giocava "a polo", e doveva essere molto ingenuo, perché passava soldi alla stessa Gabrielle Chanel detta "Coco", senza però avere l'intelligenza, la lungimiranza e la tempra della Grande Famiglia Wertheimer, che toppe ai buchi e grandi capitali li misero ma... "contratti alla mano"! Grande è l'ammirazione nostra per la storia di questa Famiglia, che è la VERA Storia (maiuscola) dei successi del brand Chanel. Straordinaria.
Altro che Coco... Sì... Coco fresco, Coco bello...
Un profumo attribuito a Polge, un fougere da donna. A 320 euro le donne non lo compreranno. I ragazzi nemmeno. Gli uomini avranno sale quanto basta per dire no grazie. Morale?
Dovranno spintonarlo come fece Guerlain con l'Homme Ideal, il profumo del chissenefrega cosmico.
Molta cumarina,
lavanda e geranio, muschio di quercia non muschio di quercia, limone non limone, pompelmo non pompelmo, rosa mezza sì mezza no, fiori d'arancio se permesso, legno di sandalo ne hanno ma è sostenuto da sandalo sintetico, eliotropin replacer, vanillina e muschi.
Un fougere molto white musk con sfumatura gourmand (vanigliato e mandorlato) ed importante nota floreale geranio/rosa-tuberosa/fiori d'arancio (via antranilata). Nelle intenzioni del prestigioso Brand, non a caso un fougere. Ma, femminile... La loro esposizione, da sola, a noi appare semplicemente mostruosa.
Temiamo con angoscia l'effetto "lavanda & geraniolo".
Dove vai con questa roba? Dov'è l'esclusività? Nella favola dell'amore tra Arthur e Coco? Dipende da chi l'ha scritta. Da quanto bene la saprà raccontare, perché dovrà raccontarla bene... molto meglio di quella noia narrativa su quella matassa cipriata agli iononi (molecole sint. per la violetta e talvolta l'iris, it depends) di
Misia.
D: Chanel avrà fatto la storia, ma adesso sforna a tutto andare, e poi a che prezzi...
R: : E' vero, è un brutto vedere. Ma come azienda Chanel lavora ancora nettamente al di sopra di tutti i marchi di "nicchia", con investimenti e controlli costanti sui prodotti anche già in commercio. Una delle poche aziende serie ancora sulla piazza insomma, che tra le altre cose ha rispetto per gli affiliati, dato che ritira i pezzi invenduti, cosa che non tutti fanno. Chanel nell'ultimo anno ha lanciato solo 3 profumi tra grande distribuzione e selettiva.
Però è verissimo, pretendono (pretenderanno a giugno) molti soldi, ma lanciano prodotti che sono qualitativamente, dal pdv compositivo, sempre più economici a produrre (seguendo il trend generale in questo), alla ricerca di altissimi margini di guadagno (per compensare andamenti valutati come non favorevoli o per recuperare crediti per affrontare nuovi investimenti). Tutti stanno facendo economia sulle formule, ma c'è modo e modo di risparmiare sul prodotto finito. Chanel tuttavia è un brand che pare avere una coscienza. Cosa che la concorrenza sembra non sapere cosa sia.
Finché tengono in produzione ALCUNI riformulati del passato in "buona forma", per noi tanto di cappello. Guerlain ed il gruppo che controlla Guerlain, si affossa errore dopo errore. Chanel scommette sul proprio futuro in modi non chiari, ma c'è una intelligenza misteriosa che "sembra" dalla loro parte. Una buona stella. O la saggezza di sapersi fermare appena prima del burrone. Al momento la nostra percezione globale è questa.
D: I marchi storici stanno facendo "cassa" con la "nicchia"?
R: : Sei sicuro facciano cassa con la nicchia? A noi risulta che gli acquisti sui marchi di nicchia siano tutti pesca a strascico, Estee Lauder ad es. compra tutto, ma i più felici sono quelli che vendono... Prendi By Kilian, quanto ridere... di Kilian Hennessy... è come l'anguria ustionante con cui si catturano gli squali in Polinesia... Cosa vuoi che gliene fregasse a Kilian del suo capriccio di gioventù... Ha giocato, i profumi glieli ha fatti la G., si è stancato e ha venduto baracca e burattini.
Come Malle prima, col suo giocattolo rotto, etc, etc. Le pedine si spostano sulla scacchiera con fatica, strappi e via di colla. Tutto appare molto statico, ricomposto ma internamente lacerato. Aumenti dei prezzi a cui non corrispondono progetti di qualità: le nostre previsioni sono pessime per il futuro. Soprattutto per il fenomeno "nicchia", che è prevalentemente italiano, che appare complessivamente spompato. Con clienti finalmente diffidenti, sempre più accorti ed informati. E rivenditori più volte scottati da prodotti invendibili, che si rivelano a volte vere e proprie trappole.
D: Venduti pochi Chanel e DIor a Natale, non mi era mai capitato. In generale troppa offerta.
R: : E' colpa dei punti vendita organizzati, delle catene come Sephora, Douglas, Ethos, non è affatto in calo Dior, se si guarda il fatturato e il movimento vendite sui listini. Anzi, la sedicente nicchia, semmai, va male. Dal tuo punto di vista certamente il guadagno viene dalle piccole realtà "nicchiose", dove non devi subire la concorrenza delle catene organizzate. Questo è chiaro e ci rende felici per te. Solo occorre una attenzione al termine "commerciale" perché noi non lo usiamo mai per distorsione dispregiativa del termine applicato. Il profumo "commerciale" Dior o Chanel esami GC alla mano, studio e progettazione, lancio, comunicazione (pubblicità), è praticamente sempre superiore ai profumi detti di "nicchia". Si vede dagli ingredienti in formula, dai tipi di fissativi usati, dalle percentuali di vere assolute impiegate (sovente da certuni millantate ma inesistenti), dalla stabilità dei prodotti finiti, dalla precisione nelle finiture esteriori.
Gli esclusivi di Chanel poi, numericamente fanno pochissimi pezzi all'anno, non sono commerciali, per quello che può significare il termine potremmo dire: sono più nicchia della nicchia.
Abbiamo scritto un pezzo molto critico su un prodotto Chanel in coincidenza con la sua uscita parigina, ma vogliamo contestualizzarlo. Complessivamente il nostro giudizio su Chanel rimane uno dei pochi "positivi" o neutri, circa i produttori contemporanei di profumi e cosmetici*.
Hai molta ragione sul fatto che l'offerta sia superiore alla domanda. Drammaticamente vero. Molti brandini di nicchia sono in perdita, e in confidenza alcuni di loro ce lo confermano; evitiamo di fare i nomi per rispetto delle confidenze ricevute. Non (purtroppo) sempre falliscono i peggiori.